
Questo libro è dedicato ai Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, fonti inesauribili di Giustizia e Legalità, le cui vite sono state un atto d’amore verso la Sicilia.
Il contenuto:
Quel maggio del ‘72 era così strano che tutti i cian-cianesi guardando il cielo, ogni mattina, dicevano di non aver mai visto nulla di simile. Ed era vero, perché quel cie-lo sembrava una enorme cappa di nuvole di un colore alquanto bizzarro. Un colore che variava repentinamente dal grigio al porpora e che, a Cianciana, era riuscito a stupire anche i più vecchi che, di cose strane, in quel paese, ne avevano viste tante.
Cianciana era un piccolissimo paese in provincia di Agrigento. Poco più di cinquemila anime che conoscevano tutto di tutti. Dove le cose più intime si venivano a sapere immediatamente e diventavano fatti di tutti. E, anche il più piccolo avvenimento, metteva fermento nell’aria.
Catena Pennavaria
Per esempio se, il sabato, si sposava qualcuno tutto il paese, all’orario prestabilito, si ritrovava sul sagrato della Chiesa Madre per festeggiare insieme agli sposi. Quel giorno tutti si mettevano il vestito della domenica e si armavano di sacchetti pieni di riso da lanciare addosso agli sposi. Ma non sempre ciò avveniva per celebrare un rito propiziatorio. Una di queste volte, fu quando si sposarono Saro e Maria Bellafonte. Quella mattina accadde proprio il finimondo, l’imprevedibile, l’imponderabile. Davanti alla chiesa, insieme agli altri paesani vestiti a festa, si era presentata anche Catena Pennavaria, la figlia di un ricco commerciante di uova, che era stata fidanzata con Saro per ben cinque anni. Era più elegante del solito, ma anche brutta più di sempre. Per Catena era arrivato il giorno del suo riscatto. Il giorno in cui le si presentò l’occasione migliore per vendicarsi con lui di averla lasciata per Maria. E, quant’è vero, che la vendetta si gusta a freddo, accadde quello che qualche cinico, in cuor suo, sperava ardentemente da tempo. Infatti, appena gli sposi uscirono sul sagrato della chiesa, tutti infilarono le mani dentro i loro sacchetti del riso e cominciarono a lanciarlo agli sposi gridando a gran voce “Evviva gli sposi!!!”. Solo Catena Pennavaria si avvicinò più degli altri. Si fermò a soli due passi da Saro per lanciargli, con tutta la rabbia che aveva dentro, un pugno di riso proprio sugli occhi, accecandolo total-mente. La vendetta era stata servita, non freddamente come vuole l’aforisma, ma a caldo nonostante facesse freddo e fosse passato tanto tempo. La corsa dello sposo in ospedale completò l’opera d’arte di Catena. Era stato solo un incidente, si mormorò in paese, ma vi assicuro che, su questo squallido episodio, in molti risero per molto tempo. Continua….